La Fortuna Espositiva degli Etruschi

La Fortuna Espositiva degli Etruschi

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Lingua Italian
Numero di pagine 180
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  • Archeologia etrusca
  • Storia degli studi etruscologici
  • Civiltà etrusca

summary

I. Origini del Mito Etrusco e l impegno dei Medici

L'interesse per la civiltà etrusca risale al Rinascimento fiorentino. Cosimo I de' Medici, intento a consolidare il Granducato, individuò negli Etruschi l'antenato culturale della Toscana. La Chimera d'Arezzo (1553), esposta in Palazzo Vecchio, non fu solo oggetto di curiosità, ma supporto alle teorie di Vasari sul primato etrusco nella scultura. Il mito etrusco si deve ad Annio da Viterbo, che mescolò Antico Testamento e storia greco-romana, attribuendo agli Etruschi origini antichissime, discendenti da Noè e dal dio Giano. Leopoldo de' Medici mostrò scarso interesse per gli Etruschi ritenendo i reperti in terracotta grezza di scarso valore espositivo. Si privilegiavano oggetti con iscrizioni, considerati curiosa , stimolanti per gli intellettuali.

1.1 L influenza medicea e la nascita del collezionismo

L'interesse di Cosimo I per gli Etruschi non fu solo politico. La Chimera, con la sua iscrizione, legittimava il suo potere. L’esposizione di reperti etruschi in Palazzo Vecchio inaugurò una tradizione di collezionismo. Questo interesse, seppur discontinuo nei successivi granduchi, contribuì a diffondere la conoscenza della civiltà etrusca. Il ritrovamento di reperti etruschi a Castelfiorentino testimonia la diffusione delle ricerche archeologiche nel territorio toscano. La scarsa considerazione per i materiali in terracotta, considerati poco attraenti, causò la perdita di numerosi reperti. L'attenzione si concentrava su oggetti preziosi e bronzi, coerentemente con il gusto dell'epoca. Giuseppe Bianchi, nel suo Catalogo Dimostrativo della Galleria degli Uffizi (1768), cita il vaso argenteo di Plikasna, esempio di reperto considerato degno di nota.

1.2 Anio da Viterbo e la costruzione del mito

Anio da Viterbo influenzò profondamente la percezione degli Etruschi, attribuendo loro un'origine mitica e antichissima. Le sue teorie, basate su congetture e falsificazioni, si inserivano nel clima irrazionalista del tardo Rinascimento. L'associazione degli Etruschi a figure bibliche come Noè e a divinità italiche come Giano, contribuì a creare un'aura di mistero attorno a questa civiltà. La sua opera, pur basata su premesse errate, stimolò l'interesse per la storia etrusca. Le sue teorie, seppur prive di fondamento scientifico, influenzarono a lungo la percezione degli Etruschi, contribuendo alla costruzione di un mito che perdura fino ai giorni nostri.

II. L Etruscologia nell Ottocento e le prime mostre

La pubblicazione del Saggio di Lingua Etrusca (1789) di Luigi Lanzi segnò una svolta negli studi etruscologici. Lanzi, antiquario regio degli Uffizi, interpretò l'alfabeto etrusco, riconoscendone l'affinità con quello greco e distinguendo la lingua etrusca da quelle italiche. La sua opera, summa delle conoscenze storico-artistiche sull'Etruria, propose una prima periodizzazione. A Lanzi si deve l'attribuzione alla Grecia dei vasi figurati rinvenuti in Italia (De’ vasi antichi dipinti volgarmente chiamati etruschi, 1806). Massimo Pallottino lo considerò il fondatore dell'etruscologia moderna.

2.1 Luigi Lanzi e la decodifica della lingua etrusca

Luigi Lanzi, con il suo Saggio di Lingua Etrusca, compì un passo fondamentale per la comprensione della civiltà etrusca. Il suo lavoro di interpretazione dell'alfabeto etrusco, pur non consentendo ancora una completa decifrazione della lingua, rappresentò un progresso significativo. La sua opera contribuì a distinguere la cultura etrusca da quella di altri popoli italici, mettendone in luce le specificità. Il suo contributo non si limitò alla linguistica, ma abbracciò anche l'ambito storico-artistico, offrendo una prima periodizzazione dell'arte etrusca.

2.2 Le prime esposizioni e la nascita del Museo Etrusco

L'Ottocento vide la nascita delle prime mostre dedicate agli Etruschi. L'esposizione di Pall Mall (1837), organizzata dalla famiglia Campanari, ricreò l'atmosfera delle tombe etrusche, con sarcofagi e oggetti d'uso comune. La mostra ebbe grande successo, contribuendo a diffondere l'interesse per la civiltà etrusca in Inghilterra. In Italia, l'istituzione del Museo Etrusco Centrale a Firenze (1870) e del Museo di Villa Giulia a Roma (1889) segnò una tappa fondamentale per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio etrusco. Queste istituzioni museali raccolsero reperti provenienti dalle collezioni granducali e dagli scavi più recenti, organizzando le collezioni secondo criteri tipologici e topografici.

Riferimento del documento

  • Banchetto funebre e banchetto terreno
  • Tavole imbandite dagli Etruschi al Rinascimento
  • La biga di Ischia di Castro al Museo Nazionale Etrusco di Viterbo
  • Segni d'Etruria
  • A banchetto con i principi etruschi